
19 Apr Il ruolo della nutrizione e dello stile di vita nella fertilità femminile
1 .Cos’è la fertilità?
L’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) intende per fertilità “la capacità biofisiologica posseduta da un individuo o da una coppia di produrre dei figli”. L’inizio di una vita è determinato dall’incontro di due cellule: lo spermatozoo ( cellula gametica maschile) e l’ovulo ( quella femminile) , il cui incontro e fusione darà origine allo zigote.
Senza la presenza di queste due cellule è impossibile che la fecondazione avvenga ed è per questo motivo che la capacità riproduttiva si abbassa con l’avanzare dell’età sia dell’uomo che della donna; infatti, il processo di produzione degli spermatozoi peggiora con l’invecchiamento in relazione ad un graduale declino degli ormoni maschili.
La donna, invece, nasce con un numero prestabilito di follicoli ( circa 1-2 milioni) che sarebbero le strutture che contengono gli ovociti e che si esauriscono progressivamente nel tempo senza la possibilità di rigenerarsi. Come puoi ben notare l’età è uno dei fattori che biologicamente può diminuire la fertilità di un individuo ma in questo articolo vedremo quali altri elementi possono concorrere alla sua variazione ponendo un maggiore focus sulla donna e la sua salute ( patologie del sistema riproduttivo femminile come PCOS, endometriosi,ecc…), stili di vita e nutrizione ( es. abitudine al fumo, inattività fisica, non compliance ad una dieta mediterranea e povera di micro-elementi che riescano a supportare l’ovulazione) ed altri fattori molto importanti quali la salute mentale e psico-fisica della donna ( stress lavorativo e sociale, disturbi del comportamento alimentare, comportamenti ossessivi-compulsivi e rigidità).
Se è vero che l’età diviene un fattore-aimè- non modificabile, ti farà piacere, invece, sapere che gli altri fattori divengono degli elementi che possono essere modificati – e di conseguenza, migliorati – con l’eventuale supporto di figure di riferimento quali medici e biologi nutrizionisti, Personal trainer specializzati e psicologi / psicoterapeuti i quali possono intervenire e lavorare in equipe per aiutare la donna a variare gradualmente ed un poco alla volta le sue abitudini. La fertilità, infatti, come tutte le cose, è determinata da un complesso quadro multi- fattoriale e non può essere ridotta alla sola alimentazione-attività fisica: vediamo insieme cosa ci dicono le ultime review scientifiche.
2. Patologie, salute e fertilità
PCOS
La sindrome dell’ovaio policistico ( PCOS) è il disturbo endocrino più comune nelle giovani donne in età riproduttiva. Le donne che soffrono di PCOS possono presentare un’ampia varietà di sintomi. I criteri di Rotterdam, proposti nel 2003 da un gruppo di ricerca dell’ESHRE/ASRM, sono il metodo più accettato dalla comunità medico-scientifica per la diagnosi di PCOS. Secondo i criteri di Rotterdam, per una diagnosi di PCOS, devono essere presenti almeno 2 di questi 3 sintomi:
– Ciclo mestruale irregolare
– Sindrome di Iperandrogenismo (alti livelli di testosterone)
– Cisti ovariche
Come puoi ben vedere la presenza di cisti ovariche non è sempre una condizione necessaria per una diagnosi di PCOS, così come avere un ovaio policistico non vuol dire necessariamente soffrire di PCOS. Si definisce regolare un ciclo che ha la durata uguale ogni mese ( N.B. non deve essere per forza di 28 giorni ma anche di 31, 34, ecc… ) mentre invece si definisce irregolare quando la durata dei cicli non sono uguali tra di loro.
I fattori che influenzano la crescita e maturazione dei follicoli ovarici sono determinati da un equilibrio ormonale; nelle donne con PCOS, però, è stato riscontrato un disequilibrio tra androgeni, ormone antimulleriano ( AMH) ed ormone follicolo-stimolante ( FSH). Fattori come l’iperandrogenismo (alti livelli di androgeni nel sangue) nelle pazienti con PCOS (che si traduce anche, talvolta, in acne ed irsutismo) promuove insulino-resistenza ed iperinsulinemia , che, a loro volta, sono caratterizzate da un’ulteriore secrezione di androgeni ed LH ( ormone luteinizzante) . Studi recenti dimostrano come una condizione di iperandrogenismo porta inevitabilmente a cicli anovulatori.
Cosa significa? Una concentrazione eccessiva di ormone luteinizzante (LH) determinata da un alto livello di testosterone porta alla stessa condizione di anovulazione. L’LH ( anche detto ormone luteinizzante) viene prodotto dall’ipofisi, entra nel torrente circolatorio e permette la maturazione dell’ovocita e il suo rilascio dall’ovaio.
E’ proprio il suo picco a determinare il rilascio dell’ovulo e permettere quindi la fecondazione. Se però non c’è il picco ed il suo livello nel sangue è sempre elevato si evidenzia come è impossibile biologicamente il rilascio dell’ovocita.
Quest squilibri neuro-endocrini peggiorano il quando di PCOS e danno vita ad un circolo vizioso di iperandrogenismo e conseguente condizione di insulino-resistenza. Il ruolo dell’insulino-resistenza è una componente eziologica chiave per la PCOS ma è importante dire che l’insulino-resistenza può essere o meno associato ad obesità anche se la condizione ultima di obesità può avere potenziali implicazioni per la fisiologia ovarica a causa della secrezione di adipochine pro-infiammatorie che peggiorano la sensibilità insulinica. La PCOS, soprattutto in adolescenza, rimane ancora un grave problema clinico dal punto di vista terapeutico e diagnostico. Tuttavia, la diagnosi precoce e il trattamento della PCOS sono fondamentali per ripristinare l’ovulazione. La terapia nutrizionale medica in questi pazienti mira a migliorare i sintomi ed i segni, compresa l’insulino-resistenza e la funzionalità metaboliche riproduttive mediante un trattamento dietetico personalizzato che tenga conto del fabbisogno energetico dell’individuo e dal suo bisogno di macro e micro nutrienti, che, indipendentemente dalla perdita di peso, influisce positivamente sulla sensibilità insulinica in relazione ad un’attività fisica contro-resistenza costante e personalizzata.
La diagnosi precoce e l’intervento nutrizionale dei fattori di rischio modificabili dovrebbero essere considerati l’approccio raccomandato per ripristinare l’ovulazione e proteggere la fertilità considerando anche lo stress ossidativo e la salute del microbiota intestinale della paziente. In questo caso si può considerare anche un approccio integrativo per ripristinare la salute dell’intestino.
Endometriosi
Con il termine di endometriosi, invece, si identifica una condizione in cui il tessuto endometriale che si sfalda di mese in mese con il ciclo mestruale cresce al di fuori dell’utero e si ritrova negli organi pelvici (come ad esempio l’intestino) e negli altri organi e strutture circostanti. Questa patologia è ancora fortemente sconosciuta dalla medicina moderna anche se studi recenti la correlano allo stress ossidativo, infiammazione cronica e squilibrio ormonale volto più ad una estrogeno-dipendenza. Essa è una condizione associata ad infertilità ma ciò non vuol dire che la donna alla quale è stata diagnosticata l’endometriosi sia infertile ( si stima una prevalenza del 30-50%). L’endometriosi si presenta con sintomi che includono dolore pelvico cronico, mestruazioni/ovulazioni dolorose, dolore pelvico cronico, defecazione dolorosa e dolore pelvico ricorrente prima, durante o dopo il rapporto.
Altre patologie
Altre malattie che possono causare malassorbimento e quindi pubertà ritardata, infertilità e menopausa precoce possono essere la malattia celiaca non diagnosticata e quindi non corretta con una dieta strettamente priva di glutine ed anemia sideropenica, visto che per lo sviluppo dell’ovulo e la sua maturazione si necessita ferro. Anche i disturbi della tiroide possono contribuire ad un quadro di peggioramento della propria salute: le linee guida raccomandano livelli di TSH <4,12 mIU/L per le donne con tendenza all’ipotiroidismo e che sono alla ricerca di una gravidanza. Ricordiamo poi con la carenza di iodio ( ma così anche il suo eccesso) contribuiscono ad un peggioramento del proprio equilibrio ormonale e di conseguenza alla fertilità stessa. Come abbiamo visto nella PCOS, la quale è caratterizzata da un processo di insulino-resistenza, anche una condizione di diabete non correttamente gestito tramite una terapia nutrizionale e farmacologica può portare alla stessa condizione citata, la quale non va mai trascurata se si parla di salute sia femminile che maschile.
Altre conseguenze di un peggioramento della propria capacità di procreare sono i Disturbi del Comportamento Alimentare che, oltre ad essere delle vere e proprie malattie mentali e che quindi peggiorano il quadro della salute della donna in generale, possono portare a diete strettamente restrittive e non opportunatamente bilanciate e quindi a delle condizioni di amenorrea : la scomparsa del ciclo mestruale e quindi della fase dell’ovulazione, strettamente necessaria per lo sviluppo di una gravidanza.
Condizioni invece più “meccaniche” che possono portare ad una condizione di infertilità sono la presenza di fibromi uterini che possono letteralmente distorcere la cavità endometriale e quindi ostacolare il processo di impianto dell’ovulo fecondato.
3. Nutrizione, stili di vita e fertilità
Nonostante molti studi mettano in correlazione nutrizione e fertilità, ad oggi, non esiste uno strumento di screening che identifichi i fattori di rischio nutrizionali per l’infertilità. Comunque, data la crescente evidenza scientifica dell’impatto della nutrizione e dello stile di vita sulla fertilità, è opportuno sviluppare percorsi basati sui nuovi studi e delineare – per quanto sia possibile – suggerimenti che promuovano uno stato nutrizionale ottimale sia per coloro che cercano supporto con terapie mediche riproduttive naturali o artificiali sia per tutte quelle donne che semplicemente cercano un maggior benessere psico-fisico.
BMI E PESO CORPOREO
Il sovrappeso/ obesità, così come anche il sottopeso, sono dei fattori di rischio per quanto riguarda l’infertilità dovuta ad una mancata ovulazione. Studi abbastanza recenti hanno trovato una correlazione a J tra peso ed infertilità: le donne con un BMI>25 kg/m2 e <20 kg/m2 avevano un rischio notevolmente aumentato di infertilità che incrementava ulteriormente quando il BMI superava i 30. Non a caso le linee guida del National Institute for Health & Care suggeriscono che queste donne con BMI a “rischio” dovrebbero essere correttamente informate che potrebbero impiegare più tempo a concepire e che la perdita/ aumento di peso di circa il 5-7% potrebbe portare ad un maggior successo di gravidanza.
Anche se il peso corporeo non è un fattore del tutto controllabile perché determinato geneticamente- e fortemente influenzato dalla nostra storia dietetica e personale- possiamo cercare di delineare suggerimenti per una sana e corretta alimentazione per far in modo che la paziente possa recuperare un proprio “peso corporeo naturale ideale” per restare in salute che le permetta al tempo stesso di avere un ciclo regolare ( in BMI molto inferiori troviamo infatti condizioni di amenorrea) e ripristinare quindi una corretta ovulazione.
Recenti studi sistematici hanno infatti evidenziato che una dieta normocalorica o leggermente ipocalorica (quest’ultima somministrata nei casi di sovrappeso/ obesità) coadiuvata ad un regolare esercizio aerobico migliora i tassi di ovulazione.
Le indicazioni nutrizionali non dovrebbero essere molto restrittive ma dovrebbero puntare, invece, ad una miglior compliance possibile da parte della paziente e per fare ciò è molto consigliato un percorso nutrizionale con una figura professionale nell’ambito della nutrizione che la possa supportare in un percorso consapevole nel medio-lungo periodo ( gli studi suggeriscono dai 6 mesi ad un anno così da consolidare il più possibile le buone abitudini apprese).
Oltre la restrizione calorica ( che si è dimostrato aumentare il tasso di ovulazione dal 45 al 65% in più) recenti meta-analisi in donne con PCOS hanno suggerito che il deficit calorico derivante da una dieta a basso contenuto di grassi e basso contenuto di carboidrati ( grassi <35% e CHO 45%) ha avuto un effetto più significativo sui livelli dell’FSH e della globulina legante gli ormoni sessuali rispetto ad una dieta sempre ipocalorica povera di CHO ma alta di grassi ( grassi >35% e CHO< 45%). Anche se è corretto dire che si necessitano ancora diversi studi e ricerche per valutare quale possa essere il giusto quantitativo di macronutrienti per supportare la ferilità.
I CARBOIDRATI
Studi recenti hanno dimostrato come una dieta di stampo Mediterraneo basata sul consumo di cereali integrali e fibra possa avere effetti di gran lunga benefici sulla fertilità e sul livello degli estrogeni. In pazienti con PCOS ( che come abbiamo visto sono caratterizzate dall’avere un insulino-resistenza molto spiccata) una miglior adesione al modello alimentare basato sul consumo di cereali integrali, frutta, verdura e legumi ha portato ad una migliore sensibilità all’insulina e quindi anche ad una riduzione del testosterone in circolo.
La dieta mediterranea, oltretutto, è ricca di antiossidanti ed acidi grassi sia mono che polinsaturi i quali hanno un effetto immunomodulante sull’equilibrio infiammatorio sistemico e diversi studi hanno dimostrato una vera e propria correlazione tra adesione alla dieta mediterranea e successo di gravidanza anche per la fecondazione in vitro nonché anche ad una migliore crescita embrionale e miglior stato di salute della prole diminuendo il rischio di pre-clampsia e parto pre-termine.
LE PROTEINE
In studi molto recenti si è evidenziato come il consumo di proteine vegetali ( soia, legumi, pseudo-cereali,ecc..) invece di proteine animali era associato ad un rischio nettamente inferiore di infertilità ovulatoria.
Ciò non vuol dire che si debba abolire nettamente il consumo di carne rossa ma ricordo che le linee guida per una sana alimentazione, di fatti, suggeriscono il consumo occasionale di carne rossa ed in parallelo una massima assunzione di 1-2 volte alla settimana per quanto riguarda quella bianca (per una porzione che si attesta sui 100-150 g).
Non a caso la dieta Mediterranea si basa proprio sul consumo di proteine vegetali quali legumi e cereali integrali ed un consumo molto più occasionale di carne ( sia rossa che bianca) e proteine di origine animale ( uova, latticini,ecc…).
Notiamo, quindi, quanto il nostro consumo di proteine animali sia divenuto di gran lungo eccessivo rispetto ai nostri fabbisogni e ciò non giova solamente alla nostra salute in generale ma neanche a quella del nostro pianeta.
I GRASSI
E’ noto come i grassi svolgano un ruolo molto importante nella funzione riproduttiva: non a caso sia il testosterone che l’estradiolo ( i due ormoni rispettivamente maschili e femminili per eccellenza) sono due ormoni di origine steroidea che derivano da una serie di reazioni a partire dal colesterolo, il quale è contenuto comunemente in una dieta ben bilanciata ed equilibrata (è presente nel burro, latticini, uova, ecc…) ma non dimentichiamoci che la maggior parte di questo ormone ha una derivazione endogena a partire dal nostro fegato ( circa il 70-80%) e a seconda dell’assunzione esogena ( quindi con la dieta) il nostro fegato si regola di conseguenza.
Evidenze scientifiche dimostrano come l’assunzione di acidi grassi polinsaturi quali omega 3 ( contenuti nei semi di lino -da consumarsi macinati o in forma di olio- alghe e pesce) riescano a supportare meglio la fertilità e quindi l’ovulazione. In parallelo un minor consumo di acidi grassi TRANS (presenti nei prodotti industriali ed altamente processati) è correlato ad un miglior stato di salute e di benessere perché si è dimostrato migliorino il quadro di resistenza insulinica. Ad oggi si stanno ancora svolgendo studi che mettano in correlazione acidi grassi polinsaturi omega 3 e fertilità.
ATTIVITA’ FISICA, FUMO E STRESS
Le evidenze scientifiche suggeriscono come un’attività fisica regolare e moderata possa influire positivamente sulla fertilità. L’inattività e la sedentarietà sono infatti associati ad esiti peggiori anche in donne in condizioni di amenorrea. In tal caso è giusto rimodulare il volume allenante per far in modo che il corpo non vada in stress eccessivo ma l’attività motoria è sempre strettamente consigliata. Ricordiamo, poi, che l’attività fisica regolare è molto efficace nel ridurre l’ansia e la depressione e quindi può migliorare il quadro psicologico della donna che sta cercando una gravidanza attraverso un approccio più olistico che punta alla ricerca di un benessere sia mentale che fisico a 360 gradi.
Il fumo impatta molto negativamente sulla qualità ovocitaria e la capacità riproduttiva della donna ma non solo: riduce i tassi di fecondazione peggiorando la qualità spermatica dell’uomo.
GRUPPI ALIMENTARI
PESCE: ottima fonte sia di omega 3 che di proteine i pesci di taglia piccola (quali sardine, alici, sgombri, acciughe, merluzzo, branzino, ecc…) hanno una concentrazione di mercurio molto inferiore rispetto a quelli di taglia grande (come salmone e tonno) ed il consiglio è quello di assumerli almeno 2-3 volte a settimana considerando una porzione che va dai 150-200 g in base al fabbisogno proteico dell’individuo.
SOIA: è ancor oggi aperto un lungo dibattito sull’assunzione o no della soia in soggetti con condizioni di ipotiroidismo. Di fatto le diete per condizioni di ipotiroidismo o altre patologie non esistono; esistono solo delle linee guida a cui attenerci. Le bevande vegetali e gli yogurt a base di soia possono essere dei validi sostituti per chi è intollerante al lattosio. Il mio consiglio è quello di preferire quelli con la dicitura “arricchiti di calcio” se, per esempio, si segue una dieta vegana o vegetariana così da coprire il fabbisogno anche dei micronutrienti. Recenti studi hanno evidenziato come i fitoestrogeni della soia possano agire come agonisti estrogenici e quindi migliorare l’ovulazione ma ancora si deve approfondire la questione.
LATTICINI: le linee guida consigliano un’assunzione di latte e prodotti fermentati del latte ( quali yogurt ed altri prodotti caseari) almeno 2-3 volte al giorno per una porzione di 125 g. Per quanto riguarda invece i formaggi stagionati e quelli più freschi a più basso tenore calorico si consiglia un’assunzione di 2-3 volte a settimana per una porzione di 100 g per questi ultimi e di circa 30-40 g per quelli a pasta dura ( grana, parmigiano reggiano, pecorini, ecc…). Essi sono fondamentali sia per l’assunzione di calcio sia per quella di vitamina D in una dieta sana, varia e bilanciata ma ad oggi diversi studi di coorte condotti in Nord America e Danimarca non hanno supportato l’ipotesi che i latticini interi fossero di qualità superiore ai latticini a basso contenuto di grassi per promuovere la fertilità.
ALCOL E CAFFEINA: Secondo le linee guida per una sana alimentazione ( LARN) non esiste un limite “sicuro” di unità alcoliche. Il consumo di alcol non è mai consigliato e se non si beve meglio continuare a non farlo; se però si beve bisognerebbe limitarsi alle quantità indicate-occasionalmente o durante i pasti -che si attestano a una unità alcolica per le donne e due per gli uomini. Una unità alcolica corrisponde a 125 ml di vino ( 1 bicchiere piccolo). Studi recenti dimostrano che un consumo molto superiore di alcol sia associato a molteplici rischi riproduttivi e, di fatto, gli esperti del Maternal and Fertily Nutrition Specialist Group della British Dietetic Association (BDA) suggerisce che è più sicuro astenersi dal consumo di alcol prima del trattamento di fecondazione assistita. Per quanto riguarda invece il consumo di caffeina ci sono ancora pareri abbastanza discordanti e l’Autorità per la Sicurezza Alimentare raccomanda comunque nelle donne in età fertile di consumare <200 mg di caffeina al giorno ( 2 tazzine di espresso da 25-35 ml ).
I MICRONUTRIENTI
La vitamina D
L’assunzione raccomandata di viamina D per gli adulti del regno Unito è di 15 mcg (600 UI) da tutte le fonti (sole, alimentazione ed eventuali integratori) che diventano 20 mcg dai 75 anni in su. Non esiste una raccomandazione specifica per chi cerca di concepire; tuttavia un’insufficienza di vitamina D ( <75nmol/L) è legata a tassi di successo di gravidanza inferiori per le donne sottoposte a trattamenti di fertilità. Inoltre la vitamina D ed un suo corretto livello nel sangue può essere benefica per le donne che soffrono di PCOS, insulino-resistenza e bassi livelli dell’ormone anti-Mulleriano (AMH). Inoltre, studi osservazioni hanno dimostrato come la limitazione della carne rossa, una diminuzione degli interferenti endocrini ( plastiche, packaging, ecc..) in associazione ad un aumento della vitamina D abbia portato a sostanziali benefici anche per le pazienti affette da endometriosi riducendo il dolore legato al ciclo mestruale ed aumentando il benessere della donna. Vista la stretta correlazione tra sindrome del colon irritabile (IBS) ed endometriosi si è constatato che interventi con una dieta a basso contenuto di FODMAP ( oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili) e priva di glutine ha mostrato dei miglioramenti dei sintomi correlati all’ipersensibilità viscerale del 72% nelle donne che presentavano sia endometriosi che IBS, mentre solo il 49% nelle donne che presentava solo IBS.
Folato e acido folico
L’acido folico ed i folati sono vitamine del gruppo B e va fatta una distinzione tra folato (termine che si riferisce alla vitamina presente negli alimenti) e l’acido folico ( la forma ossidata della vitamina presente nei formulati vitaminici e quindi di sintesi). Entrambe le forme possono prevenire la carenza di folati, la quale si attesta nel 20-40% di donne in età riproduttiva. Le attuali raccomandazioni del Regno Unito consigliano alle donne che pianificano di concepire di assumere 400 ug/die di acido folico a partire da 3 mesi prima del concepimento e di consumare una dieta ricca di folati per prevenire i difetti del tubo neurale nel feto. Gli alimenti ricchi di folati sono: verdura a foglia verde come spinaci, broccoli, asparagi e lattuga ,i legumi come fagioli e piselli e la frutta ricca anche di vitamina C come kiwi, fragole ed arance.
Vitamina B12
Sebbene la carenza di vitamina B12 è abbastanza rara una supplementazione è necessaria nelle donne vegane in ogni loro fase della vita. Questo perché anche se tale vitamina viene prodotta dai batteri del terreno e nell’acqua le persone onnivore la assumono in maniera indiretta tramite carne ed alimenti lattiero-caseari prodotti a partire dagli animali d’allevamento nutriti con mangimi che sono stati arricchiti con questa vitamina. Chi non consuma prodotti animali assume la vitamina B12 in modo diretto, vale a dire prodotta da batteri coltivati, che viene commercializzata in forma di compresse di integratore o nei prodotti fortificati (bevande vegetali, succhi di frutta, cereali per la colazione, ecc…). L’INR raccomanda un’assunzione di vitamina B12 dai 5-7 microgrammi/gg nelle donne fertili visto che una sua carenza può portare ad aborti spontanei ed un peggioramento qualitativo dell’ovulazione.
Ferro
L’INR raccomandata di ferro nelle donne in età fertile è di 15 microgrammi/gg e si consiglia fortemente di ottimizzare il proprio stato di ferro prima del concepimento se ne si è carenti visto che quest’ultima può determinare infertilità ovulatoria e ritardo dello sviluppo del feto con maggior rischio di parto pre-termine. Il ferro si trova nella carne, nel pesce, nelle uova (tuorlo), legumi (meglio se secchi) e nei semi oleosi ( frutta secca). La vitamina C che si trova negli agrumi può fortemente portare ad un migliore assorbimento di ferro non EME ( quello di origine vegetale). Un suggerimento potrebbe essere quindi di condire le proprie insalate di legumi con arance o limone per aumentare la biodisponibilità di questo importante micronutriente.
Iodio, Zinco e vitamina A
Come abbiamo visto anche nella condizione di ipotiroidismo una carenza di iodio può portare a varie problematiche quali ritardo della crescita del feto, parto pre-termine e ritardo dello sviluppo neurale. Gli studi suggeriscono che iniziare l’uso di integratori di iodio in gravidanza potrebbe essere troppo tardi e che l’integrazione con 150 microgrammi/die dovrebbe iniziare prima del concepimento come nel caso dell’acido folico. Anche lo Zinco svolge un ruolo davvero fondamentale nei processi coinvolti nella fertilità femminile e nella gravidanza tra cui l’ovulazione e la maturazione degli ovociti. La vitamina A, invece, è importante non solo per il concepimento ma per una gravidanza in salute. La vitamina A ha un impatto teratogeno se integrata a dosi troppo elevate ( 15mila UI che corrispondono a 4500 ug equivalenti di retinolo della dieta o più di 10mila UI dagli integratori). Questi livelli di assunzione non sono rari nei paesi ad alto reddito in particolare con l’integrazione abituale di multivitaminici e/o l’assunzione di carni tipo fegato. Le linee guida consigliano di non superare di più di 5mila UI di integrazione.
4. Conclusioni
In conclusione, per le donne che vogliono coronare il loro desiderio di gravidanza ed aumentare il loro stato di benessere dovrebbero monitorare innanzitutto le loro condizioni di salute non solo facendo delle semplici analisi ( emocromo e dosaggi vitaminici) ma anche programmando un piccolo colloquio con il proprio ginecologo di fiducia che la porterà a conoscenza dell’integrazione più adatta a loro ed al loro stile di vita. Una dieta bilanciata su stampo mediterraneo è quella consigliata da tutte le linee guida: cerca di affidarti ad un medico / biologo nutrizionista che ti aiuterà a cucire un piano alimentare adatto a te, ai tuoi gusti e le tue esigenze ma soprattutto finalizzato ai tuoi obiettivi che non sono solo quelli di perdere, incrementare o mantenere un certo peso corporeo ma soprattutto quello di stare in linea con la propria idea di benessere psico-fisico. Se ti piace praticare attività fisica ti consiglio fortemente di farlo: ciò non solo potrebbe aiutarti a mantenere una buona composizione corporea, una buona massa muscolare /struttura ossea associata anche ad una bassa/media massa grassa che ti permetta di avere un ciclo regolare ma potrebbe anche aiutarti ad apportare ulteriori benefici sia dal punto di vista del benessere ( e quindi aumentare le endorfine ) sia per il tuo sistema cardio-vascolare. Limitare la caffeina e l’alcol è fortemente consigliato. L’astenersi dal fumo è, invece, molto raccomandato. Cerca di intraprendere un percorso con una equipe specializzata (ginecologo, nutrizionista, psicologo, ecc..) per cambiare gradualmente le tue abitudini: datti tempo e ricorda sempre che non è mai facile ma quasi mai impossibile.